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Quando sono nella zona, non penso al tiro o al vento o alla distanza o a qualsiasi altra cosa. Prendo solo la mazza e faccio uno swing.

Mark Calcavecchia

Nella prima parte di questo articolo abbiamo descritto lo stato di trance agonistica, chiamato anche zona o flusso, nelle sue caratteristiche fondamentali. In questa seconda parte vedremo invece quali sono gli elementi specifici che lo caratterizzano e che ne descrivono l’esperienza per gli sportivi.

Come abbiamo già evidenziato, alcune persone raggiungono la trance agonistica più facilmente e frequentemente di altre. Lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi definisce queste persone come ‘autoteliche’. L’autotelismo è la convinzione che un lavoro soddisfacente sia una giustificazione in sé e per sé. I tratti della personalità autotelica includono la curiosità, la tenacia, la bassa egocentricità e il desiderio di svolgere attività solo per ragioni intrinseche.

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Quando entri nella zona tutto rallenta, si ha una fiducia suprema. Non pensi a ciò che ti circonda. Tutto diventa invisibile e c’è solo concentrazione.

Kobe Bryant

Ci sono grandi prestazioni degli atleti di élite che sono entrate a far parte della storia dello sport mondiale: gli 81 punti di Kobe Bryant contro i Toronto Raptors nel 2006, i tre home run consecutivi di Reggie Jackson nelle World Series del 1977, la rimonta di Tiger Woods allo US Open del 2008. Incredibili prestazioni come queste non sono prevedibili, e molte volte gli atleti protagonisti ne sono stati sorpresi tanto quanto chi le ha viste accadere. Ma una cosa che accomuna tutti quelli che, anche a livelli più bassi, realizzano prestazioni al di fuori dell’ordinario sono le sensazioni di assoluta concentrazione, energia e gioia che le hanno accompagnate.

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