La differenza tra motivazione e desiderio. La lettera di Tom Brady

“Voler fare qualcosa è molto diverso dal farlo. Se mi trovassi ai piedi di una montagna e mi dicessi che potrei arrivare fino in cima, senza poi effettivamente provarci, quale sarebbe il senso di tutto ciò?

Tom Brady

Tom Brady è considerato, praticamente all’unanimità, il miglior giocatore nella storia della NFL, la lega professionistica di football americano. In vent’anni di carriera ha raccolto ogni tipo di possibile trofeo, sia individuale che di squadra: 14 selezioni al Pro Bowl, 5 volte All Pro, 3 volte MVP della stagione regolare volte e 4 volte MVP del Super Bowl, la finale del campionato che ha raggiunto per ben nove volte (record) vincendola in ben sei occasioni (record anche questo).

Brady gioca nel ruolo di quarterback, il più importante del suo sport, e fino a poco tempo fa aveva vestito una sola maglia in carriera, quella dei New England Patriots. Qualche settimana fa, Tom è diventato free agent: il contratto che lo legava ai Patriots è scaduto e per le altre 31 franchigie sì è aperta la possibilità di contattarlo per acquisire i suoi servigi.

Non tutti però si sono fatti avanti. Già, perché Brady è nato il 3 Agosto del 1977, il che vuol dire che quando si presenterà ai nastri di partenza della prossima stagione NFL, la sua carta d’identità segnerà 43 anni. Un’età alla quale la quasi totalità dei suoi colleghi le partite le guardano comodamente seduti sul divano di casa, non sul campo di gioco cercando di evitare bestioni di 120 kg che ti corrono incontro a tutta velocità. Ma Brady sente di non essere ancora arrivato al capolinea, di aver ancora qualcosa da dimostrare. Perciò, qualche giorno fa ha siglato un contratto di due anni con i Tampa Bay Buccaneers, franchigia della Florida che, contrariamente a quella da cui Tom arriva, non è esattamente conosciuta per la sua tradizione vincente (l’ultima apparizione ai playoff risale al lontano 2007). Per salutare i tifosi che per venti stagioni ne hanno potuto ammirare le gesta, Brady ha scritto una bellissima lettera sulle pagine di The Players’ Tribune (qui potete trovarne la traduzione in italiano) nella quale spiega i motivi della sua scelta. Questa lettera, che si intitola “The Only Way Is Through” (l’unica strada è quella davanti), è il manifesto ideologico dello spirito di questo straordinario atleta, e chiarisce molto bene quale sia l’origine della sua spinta motivazionale.

La gente mi chiede cosa mi motivi. La risposta è semplice. Amo il mio sport. Amo ciò che faccio. Voglio continuare a farlo fino al momento in cui non voglio più farlo. A questo punto della mia carriera, l’unico a cui devo dimostrare qualcosa sono io. Voglio vedere quanto oltre possa spingermi. Voglio vedere quanto grande posso essere. Dentro di me so che posso farlo. So cosa posso offrire. Ora voglio vederlo in pratica.

Passione e gusto della sfida: sono questi i due pilastri su cui Tom Brady ha costruito la sua fantastica carriera. Fin da bambino sentiva il desiderio di diventare un grande giocatore di football, ma Tom non si è fermato al semplice proposito. Ha trasformato un’idea in un obiettivo ben definito, per il quale ha lavorato duramente anno dopo anno mettendo un’attenzione spasmodica su ogni minimo dettaglio della sua preparazione, sia fisica che mentale. In questo modo, giorno dopo giorno, ha forgiato quell’incrollabile motivazione che oggi lo spinge a cercare una nuova e ancor più stimolante sfida da superare.

La motivazione è una cosa strutturata e complessa, ben diversa dal semplice desiderio. La prima è l’espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere una serie organizzata di azioni che tendono stabilmente verso un determinato obiettivo. Il secondo è invece un pensiero, un impulso più o meno involontario. È un’emozione astratta che esprime uno stato mentale temporaneo: l’aspirazione di appagare un proprio bisogno fisico o spirituale.

Non proprio la stessa cosa… La differenza tra i due concetti è la stessa che esiste tra allenarsi duramente per mesi con l’obiettivo di vincere un campionato, oppure dichiarare di volerlo fare rimanendo seduti al bar a bere un cocktail con gli amici.

La motivazione è come la benzina che fa andare una macchina. Motivazioni deboli produrranno un’accelerazione debole e la nostra auto procederà lentamente e per pochi chilometri. Motivazioni forti possono spingerci sulla strada al massimo della velocità, sfrecciando verso i traguardi più lontani e ambiziosi. Senza motivazione, il desiderio rimane una semplice fantasia passeggera.

Ad ogni Capodanno molte persone fissano degli obiettivi per il futuro: smettere di fumare, andare in palestra (che a gennaio registrano sempre un boom di contratti, con la maggior parte dei nuovi iscritti che poi a marzo non si fa più vedere nemmeno con il binocolo), in generale essere una versione migliore di se stessi. Ma, puntualmente, dopo poche settimane quasi tutti tornano a comportarsi esattamente come prima.

Come mai? Le persone non desideravano veramente quello che si erano prefissate? Forse sì, ma quando l’impegno necessario a perseguire quegli obiettivi hanno superato una certa soglia, la loro motivazione non è risultata essere abbastanza forte e hanno abbandonato la sfida. Quasi tutti possono cominciare una scalata, ma soltanto pochi sono in grado di arrivare in cima alla montagna. O, come Tom Brady, di aver ancora voglia di rimettersi gli scarponi per vedere se, anche a 43 anni, quella vetta è poi così difficile da raggiungere per la settima volta.

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